Una serata intensa parlando di alpinismo e di storie di vita con Marcin Tomaszewski

"A tu per tu con i grandi dello sport": Marcin Tomaszewski

Una serata intensa e ricca di sorprese, parlando di alpinismo e di storie di vita, con un finale in musica. Un mix che ha conquistato il pubblico degli appuntamenti “A tu per tu con i grandi dello sport”, giovedì 11 marzo 2022, con l’alpinista polacco Marcin Tomaszewski, detto Yeti.

La serata dal titolo “Bushido, la mia via per la montagna” è stata condotta e tradotta da Luca Calvi, dopo l’introduzione di Giuseppe Zamboni che ha fatto gli onori di casa.

Tra i più forti alpinisti al mondo, Marcin Tomaszewski è nato a Stettino, in Polonia, nel 1975.
Il suo racconto parte dagli inizi delle sue prime scalate in patria per spingersi poi in terre lontane, allargando gli orizzonti: Groenlandia, Pakistan, Canada, Alaska, Norvegia, Nepal, India, Stati Uniti, Cina, Patagonia, Venezuela... un alpinismo senza confini.
Nella sua carriera ha scalato pareti di elevata difficoltà, alla ricerca delle sfide più estreme e spesso su linee completamente sconosciute. Dalle prime salite invernali, alle solitarie, alle aperture di nuove vie: il curriculum dell’alpinista polacco è di altissimo livello.

Sergio Longoni consegna la tradizionale piccozza a Marcin Tomaszewski

La serata è stata per Tomaszewski l’occasione per raccontarsi non solo come alpinista ma soprattutto come uomo.

“Vi racconto la storia di un ragazzo nato sul mare che cercava un modo per combattere le sue debolezze.”

Introverso e riflessivo, ha sempre affrontato i temi essenziali della vita come una sfida per il miglioramento, per la sua crescita personale.
Alpinista e scrittore, anche di fiabe per bambini, Tomaszewski ha scritto tre libri, tra i quali “Tato” edito da Versante Sud, tradotto da Luca Calvi e presentato durante la serata.

Ha raccontato la sua storia, partendo dal suo modo di andare in montagna cercando sempre un punto di equilibrio tra questa sua grande passione ed essere presente per la sua famiglia.
La sua specialità sono le big wall, non solo per le difficoltà tecniche che presentano ma anche per le condizioni particolari che possono richiedere ancora maggiore impegno.

Una sfida continua soprattutto con se stesso. Un modo di andare in montagna caratterizzato dalla ricerca di quel senso di libertà che Tomaszewski ricorda nelle sue letture da bambino, nelle storie dei grandi avventurieri.
Disconnettersi dal mondo, vivere profondamente il senso dell’esplorazione, sono spesso le modalità del suo alpinismo, un modo per affrontare in solitaria la montagna per connettersi con se stesso. In molte occasioni, come compagni di avventura, i suoi diari che hanno dato vita ai tre libri che ha scritto: Yeti 40, un’autobiografia, Tato, che significa papà, e da ultimo un Manuale di arrampicata, pensato per avvicinare le persone a questo sport.
“Tra i valori fondamentali ho capito che non c’è solo l’alpinismo ma anche la famiglia – così commenta Tomaszewski” che era presente in sala con la moglie e uno dei figli.

Sergio Longoni, Luca Calvi e Giuseppe Zamboni

Onesto, trasparente e diretto, l’alpinista polacco ha raccontato il suo percorso che l’ha portato ad arrivare alla montagna, partendo dalla sua infanzia, dalle difficoltà che ha vissuto e dal suo desiderio di inseguire i sogni. La ricerca persistente di un punto di equilibrio, tra il suo essere padre, ed essere anche un alpinista: individuare il limite, e non andare oltre per non mettere a repentaglio la propria vita e quella della famiglia.

Il punto di svolta – raccontato nel prologo del libro Tato - la caduta nel crepaccio di un ghiacciaio: convinto di non riuscire più ad uscirne, da quell’esperienza traumatica, Tomaszewski matura una serie di pensieri che lo portano a riflettere sul senso della vita, dei valori che contano e del proprio ruolo nella comunità.

“L’arrampicata mi ha dato tanto ed io mi sono sentito in dovere di restituire agli altra qualcosa, attraverso le mie attività”.

Il solo gesto di scalare è egoistico secondo la visione di Tomaszewski, il suo bisogno di restituire alla società è stato, ed è tuttora, molto presente nella sua vita. Ridare qualcosa soprattutto alle nuove generazioni che rappresentano il futuro. Per loro ha scritto favole durante le sue spedizioni, oggi sta dando vita ad un parco, con granito e pietra arenaria, dedicato all’arrampicata nella sua città.

“Il mio sogno è che i ragazzi possano far nascere qui la loro passione per l’arrampicata”.

La serata è stata allietata dalla sorpresa di una superlativa performance canora di Sylwia Rõžycka, moglie di Tomaszewski, attrice e cantante molto conosciuta in Polonia.

Ma le sorprese non sono finite qui: Marcin ha fatto dono a Sergio Longoni e a Luca Calvi di due quadri dipinti da sua figlia Maja. Prima della tradizionale consegna della piccozza all’ospite della serata, in segno di ringraziamento e stima, Sergio Longoni ha chiamato a salire sul palco due amici di lunga data. Guido Maggioni, classe 1937 e iscritto al CAI di Barzanò da sessantasei anni, per la consegna della piccozza dorata e Luigi Bosisio, conosciuto da tutti come “Bis”, accademico del CAI e veterano dell’alpinismo lecchese. A lui è stato regalato un quadro che lo ritrae, realizzato da un pittore dell’associazione Artee20 che, per l’occasione, ha allestito in negozio una mostra di quadri dal titolo “Inverno”, con 30 tele ispirate alla montagna e alla stagione fredda.